sabato 20 novembre 2010

Asphodelus

Penetro la tua essenza

come lama calda nel burro

e percepisco

della tua anima gaudente

la sua liquidità

come la vita precaria

che cerchi di dimenticare.

Sotto i miei colpi violenti

si sgretola il tuo muro di parole

inutili contro le mie dolci invettive,

che in profondità

toccano punti nascosti

della tua intima fragilità,

facendoti piangere.

Mia Donna, creatura

alata, denomiaca e perversa,

che popoli i miei umidi sogni notturni,

reagisci ai timori quotidiani

e rinasci inarcandoti verso l'alto

come fiore di asphodelus,

che bianco svetta dalle sue spine,

protezione sicura

alla distruzione del bestiame.

Vivi ora e grida

di questa morte apparente,

che ti sto procurando,

e inerme

come pashmina cullata

sotto un caldo vento arabo

lasciati andare

a questa vacuità colma

di fantasmi lontani.

Vivi e sentiti Donna,

mentre,

come il mare ondoso

risacca calmo sul bagnasciuga,

bacio

le tue piccole labbra

stretto tra le tue coscie.

Vivi e muori,

ogni giorno...

fino all'ultimo.